RIUNIONE FED
La Federal Reserve, rispettando le attese, ha annunciato il primo rialzo dei tassi dopo quello storico del dicembre 2015 (allora la stretta fu la prima dal giugno 2006).
Al termine della riunione, l’ultima prima dell’insediamento alla Casa Bianca del repubblicano Donald Trump, la banca centrale americana guidata da Janet Yellen ha comunicato una stretta di 25 punti base, tanto quanto quella decisa un anno fa. Il costo del denaro sale così allo 0,5-0,75%.
Dodici mesi fa, la banca centrale aveva calcolato per l’anno che sta per finire quattro strette. Ne ha attuata solo una. Le preoccupazioni per un rallentamento della Cina (e dell’economia globale) hanno provocato il peggiore inizio d’anno di sempre a Wall Street, a giugno la Brexit è giunta inattesa causando un sell-off generalizzato e l’economia Usa non ha dato segni di ripresa prima della metà dell’anno in corso; fattori che insieme a una inflazione debole hanno fatto posticipare la normalizzazione della politica monetaria della Fed.
Ora si prevedono, come mostrato dalle tabelle allegate al documento finale del Fomc, il braccio operativo della banca centrale usa, tre mosse al rialzo nel 2017.
“La politica monetaria della Federal Reserve «resta accomodante» anche dopo il rialzo dei tassi”: è quanto recita il comunicato della banca centrale americana ricalcando quanto scritto in quello dello scorso novembre. La Fed ha aggiunto una parola («some») per dire che la politica accomodante è a «sostegno di un qualche ulteriore rafforzamento delle condizioni del mercato del lavoro e di un ritorno dell’inflazione al target del 2%» di crescita annuale. La Fed spiega che si aspetta condizioni economiche che «evolveranno in modo tale da richiedere solo incrementi graduali dei tassi; i tassi probabilmente resteranno, per un po’, sotto i livelli che ci si aspetta prevalgano nel lungo termine».
Le stime di crescita del Pil americano di quest’anno e del 2017 sono state alzate di 0,1 punti rispetto alle attese rese note tre mesi fa. La Fed per quest’anno si aspetta una crescita del Pil pari all’1,9% (dal +1,8% previsto in precedenza) e per il 2017 del 2,1%, rispetto al +2% precedente. Per il 2018 attesa una crescita pari al 2% e per il 2019 all’1,9%.
La Federal Reserve spiega che «l’attività economica si sta espandendo a un passo moderato sin da metà anno». La fotografia scattata dalla Fed sul mercato del lavoro resta simile: il numero di posti di lavoro creati «è stato solido negli ultimi mesi», come detto il mese scorso, ma il «tasso di disoccupazione è sceso» e non semplicemente «rimasto poco mosso» come notato a novembre. È passato infatti al 4,6% dal 4,9%, come emerso dal rapporto sull’occupazione diffuso dal governo Usa il 2 dicembre scorso e relativo a novembre.
Il braccio di politica monetaria della Fed «continuerà», come detto nella riunione precedente, «a monitorare attentamente gli indicatori dell’inflazione e gli sviluppi economici e finanziari globali».
A Wall Street i listini hanno toccato nuovi massimi subito dopo l’annuncio per poi ripiegare. Il Dow Jones ha chiuso a -0,60%. Il Nikkey ha invece chiuso a +0,10%.
Il dollaro si rafforza ulteriormente e si porta a 1,0488 contro euro. I rendimenti dei Treasury a breve salgono ai massimi (la scadenza a due anni al top da agosto 2009).
Lo spread btp bund scende a 150 con il rendimento del decennale italiano che si porta all’1,82%.